1) Nucleare e petrolio - Le centrali nucleari producono solo energia elettrica, che è meno di 1/5 dei consumi energetici di ogni paese. La scelta del nucleare non riduce la dipendenza dal petrolio: la Francia produce il 78 % dell’energia elettrica dal nucleare, ma importa più petrolio di noi, ed ha i consumi di petrolio pro capite più alti d’Europa.
2) Il combustibile - Le riserve di uranio sono limitate: ai ritmi di consumo attuali si esaurirà in pochi decenni, ma se verranno costruite nuove centrali la sua disponibilità durerà ancora meno ed il prezzo aumenterà esponenzialmente. Inoltre il mercato dell’uranio è dominato da una lobby molto ristretta: sette società controllano l’85% dei giacimenti mondiali e quattro società forniscono il 95% dei servizi di arricchimento. Inoltre l’Italia non possiede Uranio e dipenderà completamente da altri paesi per il suo approvvigionamento.
3) I costi - Una valutazione realistica dei costi del nucleare deve tener conto non solo della costruzione delle centrali ma dell’intero ciclo di vita con particolare riguardo ai costi differiti dovuti al deposito delle scorie e allo smantellamento delle centrali di cui non si conosce ancora l’esatta incidenza. Considerati gli enormi costi di costruzione, le centrali nucleari non sono un affare per i privati a meno di ricevere ingenti sovvenzioni dallo stato, come conferma la recente decisione di Obama La costruzione del primo reattore EPR francese di nuova generazione in Finlandia (Olkiluoto) incontra grandissimi problemi, che hanno già causato rilevanti aumenti dei costi e dei tempi di costruzione. Nonostante ciò e senza che esista un’esperienza concreta del loro funzionamento (l’ente regolatore degli USA non lo ha neanche licenziato), l’ENEL vorrebbe ordinarne almeno 4!
4) Le emissioni di CO2 - Il processo di fissione del combustibile nel reattore non produce emissioni di CO2, che sono invece presenti in tutte le altre fasi: dall’estrazione e lavorazione dell’uranio, all’arricchimento (l’impianto di Paducah, nel Kentucky, utilizza due centrali a carbone da 1000MW), alla costruzione della centrale (che richiede enormi quantità di cemento e acciaio) fino alle fasi di stoccaggio delle scorie e di demolizione della centrale. Alla fase di estrazione sono associate le maggiori emissioni di CO2: basta pensare che per ottenere 1 Kg di uranio da un giacimento che ha un grado di concentrazione dello 0, 1% (la media mondiale è dello 0,15%) occorre estrarre e lavorare 1 tonnellata di minerale. Un calcolo rigoroso porta a concludere che l'intero ciclo nucleare comporta oggi emissioni minori rispetto al termoelettrico, ma che aumenteranno vertiginosamente quando si dovrà estrarre l'uranio da giacimenti più poveri. Non bisogna inoltre dimenticare che, poiché i 439 reattori in funzione coprono meno del 6% del consumo di energia mondiale, se anche si costruissero centinaia di nuovi reattori si avrebbe un contributo minimo all'abbattimento della CO2, a fronte di investimenti di migliaia di miliardi nei pochi anni nei quali è richiesta la riduzione della CO2, evidentemente incompatibili con la situazione finanziaria mondiale.
5) Sicurezza e salute – Si accumulano studi scientifici che dimostrano aumenti di leucemie infantili ed altre malattie nelle popolazioni che vivono attorno alle centrali nucleari. Segno evidente che rilasci radioattivi si verificano nel normale funzionamento dei reattori, anche se ufficialmente vengono sottaciuti. Questi si aggiungono ai rilasci inevitabili nei frequenti incidenti (spesso minimizzati o negati dalle autorità), sommandosi ad altri inquinanti e danneggiando gravemente la salute della popolazione: le malattie tumorali sono in aumento, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia un preoccupante incremento nella diffusione dei tumori a livello mondiale.
I reattori di terza generazione come l’EPR sono proposti come molto più sicuri, ma stanno emergendo inquietanti problemi di sicurezza, denunciati ufficialmente il 22 ottobre 2009 da tre Agenzie di Sicurezza europee, che hanno richiesto modifiche al sistema di controllo del reattore giudicandolo inadeguato a far fronte ad una situazione di emergenza. L’Autorità di Sicurezza Finlandese ha riscontrato ben 2.100 difformità nella costruzione del reattore EPR a Olkiluoto e ha bloccato i lavori.
6) Le scorie radioattive – Comprendono il combustibile esaurito e tutto ciò che è stato contaminato dalle radiazioni, cioè i materiali utilizzati per il funzionamento della centrale ed il reattore stesso, che a fine ciclo andrà smantellato.
Nessun paese ha ancora trovato una soluzione sicura al problema delle scorie, che devono essere custodite per tempi che possono raggiungere le centinaia di migliaia di anni. Si sono sviluppati invece traffici illegali per lo smaltimento nei paesi del terzo mondo, con un criminale risparmio sui costi e conseguenze sanitarie ed ambientali facilmente prevedibili.
I pur limitati programmi nucleari dell’Italia hanno lasciato in eredità quattro centrali da smantellare, grandi quantità di fusti con scorie radioattive, provvisoriamente collocati all’interno delle centrali o inviati all’estero, con rilevanti spese per la custodia e gli affitti.
Questa situazione costituisce un rischio permanente per l’ambiente e la salute. Nell’interesse generale sarebbe logico risolvere questi problemi, prima di prendere in considerazione la realizzazione di nuove centrali.
7) Nucleare civile e militare – La tecnologia nucleare è intrinsecamente dual-use: non è possibile separare le applicazioni civili da quelle militari. Tutti i paesi che hanno realizzato la bomba sono passati attraverso la costruzione di reattori nucleari. La Francia ha un potente arsenale nucleare, che ha assorbito i costi dei programmi civili. La diffusione nel mondo di programmi nucleari aumenterà indubbiamente i rischi di proliferazione militare.
8) L’Italia ha bisogno delle centrali nucleari? - Non è vero che l’Italia è costretta ad importare energia elettrica dalla Francia: la potenza elettrica installata in Italia era nel 2008 di 98.625 MW, a fronte di un picco di domanda di 55.292 (il massimo storico era stato raggiunto nel 2007 con 56.822 MW), dando luogo alla maggiore eccedenza tra tutti i paesi europei. Ma il nostro sistema elettrico è diventato sempre più inefficiente con le privatizzazioni, e non verrebbe certamente migliorato dall’investimento in centrali elettronucleari. La Francia “svende” energia elettrica nelle ore di calo della domanda, perché il sistema nucleare è rigido e non si adatta alle variazioni di carico; in compenso, in momenti di picchi eccezionali di domanda è costretta ad importare energia elettrica, a caro prezzo, dai paesi confinanti.
9) Ridurremmo la dipendenza dal petrolio? – La dipendenza energetica italiana ha ben altre cause. Importiamo quasi tutto il petrolio, che viene utilizzato, con grandi sprechi, in usi in cui non è sostituibile dal nucleare: circa un terzo, per un sistema dei trasporti totalmente sbilanciato sul trasporto su gomma e privato, buona parte per il riscaldamento di edifici costruiti senza isolamento termico, e altre importanti quote per attività produttive energivore, che producono male e in modo inefficiente.
10) Trasparenza, efficienza, democrazia nei lavori - La costruzione di centrali nucleari muove quantità enormi di capitali, in gran parte pubblici, ed un loro corretto utilizzo prevedrebbe l’esistenza di un sistema economico e politico di gestione degli stessi assolutamente trasparente.
Sappiamo bene che così non è e quanto sia frequente che intermediari senza scrupoli, (quando non addirittura la criminalità organizzata), si inseriscano nell’attribuzione degli appalti in maniera illecita. Infine, con l’entrata in vigore della Legge Sviluppo (luglio 2009), lo Stato potrà avvalersi dei poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni in materia di energia (aspetto per cui molte Regioni hanno fatto ricorso), equiparando di fatto i siti scelti per le centrali alle aree militari d’interesse strategico. Con grave detrimento dei principi di partecipazione democratica nella condivisione delle localizzazioni.
2) Il combustibile - Le riserve di uranio sono limitate: ai ritmi di consumo attuali si esaurirà in pochi decenni, ma se verranno costruite nuove centrali la sua disponibilità durerà ancora meno ed il prezzo aumenterà esponenzialmente. Inoltre il mercato dell’uranio è dominato da una lobby molto ristretta: sette società controllano l’85% dei giacimenti mondiali e quattro società forniscono il 95% dei servizi di arricchimento. Inoltre l’Italia non possiede Uranio e dipenderà completamente da altri paesi per il suo approvvigionamento.
3) I costi - Una valutazione realistica dei costi del nucleare deve tener conto non solo della costruzione delle centrali ma dell’intero ciclo di vita con particolare riguardo ai costi differiti dovuti al deposito delle scorie e allo smantellamento delle centrali di cui non si conosce ancora l’esatta incidenza. Considerati gli enormi costi di costruzione, le centrali nucleari non sono un affare per i privati a meno di ricevere ingenti sovvenzioni dallo stato, come conferma la recente decisione di Obama La costruzione del primo reattore EPR francese di nuova generazione in Finlandia (Olkiluoto) incontra grandissimi problemi, che hanno già causato rilevanti aumenti dei costi e dei tempi di costruzione. Nonostante ciò e senza che esista un’esperienza concreta del loro funzionamento (l’ente regolatore degli USA non lo ha neanche licenziato), l’ENEL vorrebbe ordinarne almeno 4!
4) Le emissioni di CO2 - Il processo di fissione del combustibile nel reattore non produce emissioni di CO2, che sono invece presenti in tutte le altre fasi: dall’estrazione e lavorazione dell’uranio, all’arricchimento (l’impianto di Paducah, nel Kentucky, utilizza due centrali a carbone da 1000MW), alla costruzione della centrale (che richiede enormi quantità di cemento e acciaio) fino alle fasi di stoccaggio delle scorie e di demolizione della centrale. Alla fase di estrazione sono associate le maggiori emissioni di CO2: basta pensare che per ottenere 1 Kg di uranio da un giacimento che ha un grado di concentrazione dello 0, 1% (la media mondiale è dello 0,15%) occorre estrarre e lavorare 1 tonnellata di minerale. Un calcolo rigoroso porta a concludere che l'intero ciclo nucleare comporta oggi emissioni minori rispetto al termoelettrico, ma che aumenteranno vertiginosamente quando si dovrà estrarre l'uranio da giacimenti più poveri. Non bisogna inoltre dimenticare che, poiché i 439 reattori in funzione coprono meno del 6% del consumo di energia mondiale, se anche si costruissero centinaia di nuovi reattori si avrebbe un contributo minimo all'abbattimento della CO2, a fronte di investimenti di migliaia di miliardi nei pochi anni nei quali è richiesta la riduzione della CO2, evidentemente incompatibili con la situazione finanziaria mondiale.
5) Sicurezza e salute – Si accumulano studi scientifici che dimostrano aumenti di leucemie infantili ed altre malattie nelle popolazioni che vivono attorno alle centrali nucleari. Segno evidente che rilasci radioattivi si verificano nel normale funzionamento dei reattori, anche se ufficialmente vengono sottaciuti. Questi si aggiungono ai rilasci inevitabili nei frequenti incidenti (spesso minimizzati o negati dalle autorità), sommandosi ad altri inquinanti e danneggiando gravemente la salute della popolazione: le malattie tumorali sono in aumento, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia un preoccupante incremento nella diffusione dei tumori a livello mondiale.
I reattori di terza generazione come l’EPR sono proposti come molto più sicuri, ma stanno emergendo inquietanti problemi di sicurezza, denunciati ufficialmente il 22 ottobre 2009 da tre Agenzie di Sicurezza europee, che hanno richiesto modifiche al sistema di controllo del reattore giudicandolo inadeguato a far fronte ad una situazione di emergenza. L’Autorità di Sicurezza Finlandese ha riscontrato ben 2.100 difformità nella costruzione del reattore EPR a Olkiluoto e ha bloccato i lavori.
6) Le scorie radioattive – Comprendono il combustibile esaurito e tutto ciò che è stato contaminato dalle radiazioni, cioè i materiali utilizzati per il funzionamento della centrale ed il reattore stesso, che a fine ciclo andrà smantellato.
Nessun paese ha ancora trovato una soluzione sicura al problema delle scorie, che devono essere custodite per tempi che possono raggiungere le centinaia di migliaia di anni. Si sono sviluppati invece traffici illegali per lo smaltimento nei paesi del terzo mondo, con un criminale risparmio sui costi e conseguenze sanitarie ed ambientali facilmente prevedibili.
I pur limitati programmi nucleari dell’Italia hanno lasciato in eredità quattro centrali da smantellare, grandi quantità di fusti con scorie radioattive, provvisoriamente collocati all’interno delle centrali o inviati all’estero, con rilevanti spese per la custodia e gli affitti.
Questa situazione costituisce un rischio permanente per l’ambiente e la salute. Nell’interesse generale sarebbe logico risolvere questi problemi, prima di prendere in considerazione la realizzazione di nuove centrali.
7) Nucleare civile e militare – La tecnologia nucleare è intrinsecamente dual-use: non è possibile separare le applicazioni civili da quelle militari. Tutti i paesi che hanno realizzato la bomba sono passati attraverso la costruzione di reattori nucleari. La Francia ha un potente arsenale nucleare, che ha assorbito i costi dei programmi civili. La diffusione nel mondo di programmi nucleari aumenterà indubbiamente i rischi di proliferazione militare.
8) L’Italia ha bisogno delle centrali nucleari? - Non è vero che l’Italia è costretta ad importare energia elettrica dalla Francia: la potenza elettrica installata in Italia era nel 2008 di 98.625 MW, a fronte di un picco di domanda di 55.292 (il massimo storico era stato raggiunto nel 2007 con 56.822 MW), dando luogo alla maggiore eccedenza tra tutti i paesi europei. Ma il nostro sistema elettrico è diventato sempre più inefficiente con le privatizzazioni, e non verrebbe certamente migliorato dall’investimento in centrali elettronucleari. La Francia “svende” energia elettrica nelle ore di calo della domanda, perché il sistema nucleare è rigido e non si adatta alle variazioni di carico; in compenso, in momenti di picchi eccezionali di domanda è costretta ad importare energia elettrica, a caro prezzo, dai paesi confinanti.
9) Ridurremmo la dipendenza dal petrolio? – La dipendenza energetica italiana ha ben altre cause. Importiamo quasi tutto il petrolio, che viene utilizzato, con grandi sprechi, in usi in cui non è sostituibile dal nucleare: circa un terzo, per un sistema dei trasporti totalmente sbilanciato sul trasporto su gomma e privato, buona parte per il riscaldamento di edifici costruiti senza isolamento termico, e altre importanti quote per attività produttive energivore, che producono male e in modo inefficiente.
10) Trasparenza, efficienza, democrazia nei lavori - La costruzione di centrali nucleari muove quantità enormi di capitali, in gran parte pubblici, ed un loro corretto utilizzo prevedrebbe l’esistenza di un sistema economico e politico di gestione degli stessi assolutamente trasparente.
Sappiamo bene che così non è e quanto sia frequente che intermediari senza scrupoli, (quando non addirittura la criminalità organizzata), si inseriscano nell’attribuzione degli appalti in maniera illecita. Infine, con l’entrata in vigore della Legge Sviluppo (luglio 2009), lo Stato potrà avvalersi dei poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni in materia di energia (aspetto per cui molte Regioni hanno fatto ricorso), equiparando di fatto i siti scelti per le centrali alle aree militari d’interesse strategico. Con grave detrimento dei principi di partecipazione democratica nella condivisione delle localizzazioni.
COORDINAMENTO TOSCANO per il NO al NUCLEARE:
Ambiente e Lavoro Toscana
Amici della Terra - Toscana ONLUS
ARCI Toscana
Cittadinanzattiva Toscana
Fare Verde
Forum Ambientalista
Greenpeace
Italia Nostra Toscana
International Society of Doctors for the Environment
Legambiente Toscana
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Medicina Democratica
Mondo Senza Guerre e Senza Violenze
Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio
Terra !
WWF Toscana
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